Aziende

Col caro-energia una crisi peggiore del Covid

3 Ottobre 2022

Bea Eccel, ceo di Lavarent: servono interventi strutturali che consentano alle aziende di avere delle certezze

La bolletta del gas balzata in un anno del 130%. L’obbligo di fermare temporaneamente l’impianto di co-generazione alimentato a gas liquido per i costi eccessivi. La prospettiva di dover ribaltare i costi sui clienti per mantenere gli stessi livelli  di attività. La lavanderia industriale Lavarent vive tutti i giorni gli effetti del caro-energia e li vede influenzare gli attori della filiera. I fornitori di biancheria e prodotti tessili, che prima producevano tutto in Italia, ad esempio, ora sono stati costretti a comprare in parte all’estero per evitare di andare fuori mercato.
A fare un quadro della situazione è Bea Eccel, ceo di Lavarent. L’impresa, con sede a Sarentino, ha come clienti alberghi e ristoranti dal Brennero al lago di Garda. Occupa mediamente 100 persone (con picchi di 130 in coincidenza dell’alta stagione turistica estiva) e lava e stira qualcosa con 7.500 tonnellate di biancheria all’anno. Impresa che, nonostante le nubi macro-economiche all’orizzonte, continua a progettare investimenti per rafforzare l’attività.

Come ha inciso sulla bolletta l’aumento dei prezzi in atto?

Bea Eccel, ceo di Lavarent Srl

Bea Eccel, ceo di Lavarent Srl

L’effetto maggiore c’è stato sulla bolletta del gas, che per la nostra attività è molto rilevante. In agosto abbiamo pagato 230.000 euro contro i 100.000 euro dello stesso mese di un anno fa, un aumento del 130%. Il secondo effetto è stato sul nostro impianto di co-generazione che usavano per coprire l’80% del fabbisogno di energia elettrica. A causa dell’esplosione del costo del gas liquido (+300% dal 2019 a oggi) che lo alimenta, abbiamo dovuto sospenderne il funzionamento. L’elettricità prodotta ci costava infatti più di quella che otteniamo a prezzi più convenienti assicurati dall’accordo con il Gruppo di acquisto dell’energia di Assoimprenditori.

Che peso ha oggi l’energia sui costi di produzione? 

Il gas per noi è fondamentale per alimentare le caldaie e produrre il vapore che usiamo per il processo di trattamento della biancheria. In un anno l’incidenza della spesa per l’energia rispetto al totale dei costi di produzione è praticamente raddoppiata, passando dal 12% al 25%. Per produrre vapore non ci sono molte alternative. E anche se penso all’energia elettrica è così: un impianto fotovoltaico coprirebbe al massimo il 15% del fabbisogno.

Che effetti ha sulla vostra attività in concreto?

Noi siamo legati al settore del turismo e quindi non possiamo ridurre la produzione, in questo caso fortunatamente direi. Il nodo riguarda la possibilità futura di ribaltare sui clienti una parte dei costi energetici. Se non si potrà fare, allora ci potrebbe essere un grosso problema non solo per noi, ma per tutto il settore delle lavanderie.

Lavarent, una fase del ciclo di trattamento della biancheria

Che azioni state mettendo in campo per contrastare sul lungo periodo il caro-energia?

Posto che essendo un’azienda che negli anni ha costruito una solidità finanziaria importante, siamo in grado di investire costantemente nell’efficientamento energetico. Abbiamo in animo di ampliare del 30% la nostra capacità produttiva per rispondere ai picchi estivi di lavoro. Parallelamente, abbiamo colto l’occasione per avviare con Inewa un percorso di consulenza per rendere l’azienda ancora più efficiente sul fronte energetico. Investire nell’azienda è fondamentale, anche e soprattutto in periodi come questo.

Gli attori della filiera delle lavanderie industriali stanno subendo il caro-energia?

Da un lato ci sono i nostri fornitori, ovvero le aziende italiane produttrici di articoli tessili, che stanno vivendo già grossi problemi. Prima producevano tutto in Italia, ora sono costretti a comprare la merce in parte all’estero, per evitare di andare fuori mercato. Il rischio è che finiscano con il delocalizzare in maniera definitiva. Dall’altro ci sono gli alberghi, nostri clienti. Alcuni, ad esempio sul Garda, stanno pensando di non aprire in inverno se non le settimane tra Natale e Capodanno, perché i costi energetici sono troppo elevati e i conti non tornano.

Che tipo di soluzione vi aspettate dalla politica europea, italiana e altoatesina per contrastare il caro-energia?

La crisi dovuta al caro-energia va percepita come peggiore rispetto a quella dovuta al Covid. Da un lato, si è nella situazione impossibile di prevedere i costi e fare un budget per il futuro. Dall’altro si deve continuare a rimanere operativi, anche se i costi continuano a crescere, perché il mercato lo impone. Alla politica è richiesto, a mio parere di fare un ragionamento complessivo. Vanno bene gli interventi per calmierare i prezzi del gas sull’immediato, ma servono interventi strutturali che consentano di creare un contesto favorevole alle aziende perché continuino a produrre e a rafforzare la loro capacità di farlo.