Numeri

L’industria altoatesina più forte delle crisi

19 Gennaio 2024

Tra il 2007 e il 2022 il comparto manifatturiero è cresciuto del 55% e di 1,5 miliardi di euro: performance al top in Italia.

L’industria altoatesina batte le crisi. Dal 2007 al 2022 il comparto secondario della nostra provincia è riuscita a creare ricchezza a ritmi da record, guadagnando posizioni nella classifica che misura il valore aggiunto industriale delle province italiane. E lo ha fatto in un periodo in cui si sono materializzati quattro cigni neri i cui effetti in parte ancora si fanno sentire: la recessione del 2008-2009 seguita al fallimento Lehman Brothers, la crisi dei debiti sovrani europei del 2012-2013, la pandemia del 2020-2021 e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia iniziata nel febbraio del 2022.

Ricchezza creata dall’industria in Alto Adige aumentata del 55% in 15 anni

I dati Istat sul valore aggiunto reale (quindi al netto dell’inflazione) nel quindicennio considerato parlano di un aumento del 55% nel 2022 rispetto al 2007. In termini assoluti significa che l’industria altoatesina ha visto un incremento di quasi 1,5 miliardi di euro: il valore aggiunto nominale in senso stretto è passato da 2,579 miliardi di euro nel 2007 ai 4 miliardi del 2022.

Performance altoatesina al top in Italia

La Zona industriale a sud di Bolzano

Si tratta della seconda performance in termini percentuali in Italia (solo Trieste ha fatto meglio con un raddoppio del valore aggiunto che partiva però da cifre molto più basse: 653 milioni nel 2007 contro 1,32 miliardi nel 2022). Il peso sul valore aggiunto totale creato dall’industria in Italia è salito all’1,19%. Bolzano è così al 22°posto tra le province italiane in questa classifica, in cui in 15 anni ha guadagnato 14 posizioni. In vetta resta Milano con 28,2 miliardi di euro di valore aggiunto nominale, seguita da Torino e Brescia. Trento è al 27° posto con 3,615 miliardi di euro e un incremento nei 15 anni pari al 35,5%.

Italia in negativo, calo di oltre l’8%. Germania al vertice

Se si allarga lo sguardo al livello nazionale, nello stesso periodo, in Italia il valore aggiunto reale è sceso dell’8,4% passando da 334,8 miliardi di euro nel 2007 a 306 miliardi di euro nel 2022. Guardando ai diversi settori, il manifatturiero in generale ha perso l’8% passando da 279 a 256 miliardi di euro di valore aggiunto. In controtendenza l’estrattivo (+125% a 11 miliardi di euro circa), il settore farmaceutico (+34% a 10,4 miliardi di euro), il settore alimentare (+18,2% a 30,9 miliardi di euro), e i macchinari (+4,6% a 39,2 miliardi di euro). Tra 2007 e 2022 anche la Germania, come l’Alto Adige, è stata in grado di far segnare un aumento reale del valore aggiunto dell’industria. Berlino ha infatti visto il valore aggiunto reale aumentare del 16,4%.