Aziende

“Più di due mozzarelle a testa per ogni italiano”

8 Dicembre 2023

Brimi è riuscita ad andare sul podio dei produttori italiani, anche grazie all'innovazione continua dei prodotti. Ne abbiamo parlato con Markus Plankl, responsabile ricerca & sviluppo.

Una latteria della valle Isarco che diventa il terzo produttore in Italia di mozzarelle dietro colossi come Lactalis e Granarolo. Un risultato dietro il quale c’è il grande impegno di tanti collaboratori e collaboratrici. Come Markus Plankl, responsabile ricerca & sviluppo di Brimi appunto, che unisce la competenza e la passione per il settore lattiero-caseario con la costante volontà di innovare. A lui abbiamo chiesto quanto lavoro dietro le quinte è necessario per poter creare prodotti che consentono di restare al passo con i tempi e di rendere l’azienda sempre più competitiva.

Come e quando è arrivato in Brimi?

Markus Plankl

Cinque anni fa circa, dopo la laurea a Vienna all’Università di agraria, due master nello stesso ateneo in scienza e tecnologie dell’alimentazione e in agricoltura e industria alimentare e dopo aver fatto alcuni lavori il cui filo rosso è stata sempre la passione per il settore lattiero-caseario. Ho lavorato ad esempio al Bauernbund occupandomi di marketing per il marchio Gallo Rosso, come insegnante alla scuola professionale per l’agricoltura ed economia domestica Salern di Bressanone sempre occupandomi della parte legata alla produzione  dei formaggi ad esempio con attività nei masi per gli studenti. E allo stesso tempo mi occupavo anche di fare consulenza ai caseifici artigianali. Quando nel 2018 sono arrivato in Brimi ho fatto esperienza nell’assicurazione qualità che avevo già approfondito durante i miei anni di studio per poi passare alla mia vera vocazione, quella per la ricerca & sviluppo di nuovi prodotti in cui sono oggi attivo.

 

Quanto è stato utile lavorare nel settore marketing per il ruolo che ricopre oggi?

Il dialogo tra marketing e ricerca è molto importante, perché i nuovi prodotti vengono spesso pensati e ideati partendo dalle tendenze e dai nuovi atteggiamenti che si rilevano tra i consumatori.

 

Quanto tempo è necessario per passare dall’idea di un nuovo prodotto alla sua presenza negli scaffali?

Dipende molto da che tipo di elaborazione serve. Se parliamo dell’affinamento o della modifica di prodotti già esistenti, allora servono dai 3 ai 6 mesi. Ma se si crea un prodotto da zero, allora possono essere necessari anche tre anni di lavoro. In questo secondo caso, ad esempio, occorre capire le esigenze del mercato e poi fare dei test sui consumatori finali per vedere in che modo recepiscono il nuovo prodotto. In questo caso ci avvaliamo di collaborazioni con importanti istituti del nord Italia che si occupano proprio di questa fase.

 

Si può dire che lei nel suo lavoro è una sorta di mediatore tra i nuovi gusti del mercato e la ricerca di prodotti innovativi?

In parte è così. E da tale collegamento passano i nuovi prodotti mirati per pubblici differenti. Pensiamo ad esempio alla mozzarella con meno grassi e meno sale  che abbiamo pensato per gli  sportivi e per le consumatrici. Queste ultime sono molto attente a tali aspetti (per approfondire il tema innovazione e alimentari, leggi l’intervista al professor Marco Gobbetti).

La ricerca e l’innovazione sono uno dei motori di Brimi, quali sono gli altri?

Ovviamente i soci conferitori radicati sul territorio della valle Isarco e delle valli vicine e l’attenzione al prodotto locale. In questo modo, Brimi, riesce ad conservare la sua connotazione autenticamente locale. E ciò anche se è ormai il terzo produttore italiano dopo Lactalis e Granarolo ed esporta in tutto il mondo. Complessivamente qui si producono 145 milioni di mozzarelle l’anno, praticamente 2,2 per ogni abitante dell’Italia.